Brand che fanno dei scivoloni mediatici, aziende che si perdono in un bicchier d’acqua nei commenti, personaggi pubblici che sparano a casaccio nelle dirette.
Che cosa hanno in comune tutti questi casi? Sbagliano il modo di comunicare.
Repita iuvant...
Tutto è comunicare, tutto è comunicazione.
La comunicazione può essere: verbale, non-verbale, paraverbale se parliamo dell’azione in sè; interna ed esterna se parliamo di brand e imprese.
Se apri il dizionario o andiamo su google, alla voce della parola “comunicare” trovi:
co-mu-ni-cà-re (io co-mù-ni-co) dal latino: communicare, mettere in comune, derivato di commune, propriamente, che compie il suo dovere con gli altri, composto di cum insieme e munis ufficio, incarico, dovere, funzione.
Andiamo ancora più a fondo:
Consapevole delle proprie responsabilità e forte del proprio ruolo, la comunicazione è un’espressione sociale, un mettere un valore al servizio di qualcuno o qualcosa fuori da sé: non basta pronunciare, scrivere o disegnare per comunicare; la comunicazione avviene quando arriva, quando l’espressione è compresa e diventa patrimonio comune per la costruzione di una discussione, di un sapere, di una cultura.
(Preso da “Parola al giorno”)
Incredibile, vero? Una definizione che ci ricorda quanto è importante non dimenticare l'obiettivo della comunicazione.
Vediamo ora, sfogliando o digitando la parola che inizia con la “P”. Capito quale?
Giusto. La parola “pubblicità“
Il termine italiano pubblicità deriva dall’aggettivo e sostantivo pubblico, ossia che riguarda il popolo, la popolazione, e l’origine della parola italiana rispecchia lo scopo di informare il pubblico e non presuppone il carattere parassitario o onnivoro del termine, bensì di etico e trasparente.
(Preso da “Parola al giorno“)
Ma la cosa più affascinante è la derivazione dalla lingua anglosassone, da “Advertising“, appunto.
Advertising possiede una connotazione di tipo imprenditoriale e persuasiva. Advertising deriva dal verbo to advertise, il quale a propria volta viene dal latino ad-vertere e significa letteralmente andare verso.
Andare verso cosa? Verso il pubblico, verso l’altro.
È per questo motivo che ti ho fatto fare questa ricerca e per la stessa ragione i brand, le aziende e i personaggi pubblici tutt’ora nel 2021 non sanno comunicare.
È come se avessero dimenticato le basi della comunicazione.
Capisco che le cose con l’avvento di Internet e dei social media hanno cambiato la nostra società, che i tribunali del popolo si sono trasferiti dal bar sotto casa ai gruppi su Whatsapp e al feed di Facebook, ma dobbiamo capire che, come dice Bruno Mastroianni per la Treccani:
"Siamo diventati tutti, di fatto, piccoli personaggi pubblici per i quali qualsiasi azione online (dalla pubblicazione di una foto alla scrittura di un post o di un commento) diventa una dichiarazione ufficiale della nostra identità e della nostra visione del mondo, che è esposta agli altri (potenzialmente tutti gli altri) e da essi perciò criticabile, commentabile, rielaborabile".
Incorniciatela e mettetela in bella vista, perché non bisogna mai dimenticarlo.
Come si comunica nel modo giusto?
Se noi tutti siamo dei piccoli comunicatori, pensa te quanto questa affermazione sia amplificata e importante per un Brand o un’azienda. Ecco la ragione per cui nel 2021 non puoi comunicare online se non conosci il Manifesto di Parole Ostili.
Parole Ostili, nata a Trieste nell’agosto 2016. è un progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza delle parole, con una mission ben specifica:
“Parole O_Stili ha l’ambizione di ridefinire lo stile con cui le persone stanno in Rete, vuole diffondere l’attitudine positiva a scegliere le parole con cura e la consapevolezza che le parole sono importanti“
Questo manifesto è di una rilevanza inimmaginabile, è stato:
Tradotto in 32 lingue, utilizzato e raccontato a oltre 850.000 studenti e 170.000 insegnanti e sottoscritto ufficialmente da oltre 300 comuni italiani, più di 20 aziende e altrettante università e declinato in 8 ambiti tra cui le aziende.
Queste le 10 regole del Manifesto:
1. Virtuale è reale
So che che ogni parola in rete ha conseguenze concrete e può costruire o distruggere relazioni reali. Modero i toni e valorizzo l’empatia, l’ascolto rispettoso e, se è il caso, lo humor. Sono coerente e mantengo le promesse fatte online.
2. Si è ciò che si comunica.
Quanto comunico rispecchia valori e identità miei e dell’azienda. Promuovo la fiducia e la trasparenza. Sono leale e intellettualmente onesto con i concorrenti. Curo la qualità di ciò che comunico così come curo quella di ciò che produco.
3. Le parole danno forma al pensiero
Comunico in modo semplice e chiaro, con l’obiettivo di farmi capire, e mi prendo il tempo che serve per riuscirci. Evito i tecnicismi inutili, do sempre le informazioni necessarie. So che le mie idee avranno successo solo se le racconto bene.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare
L’ascolto prescinde dalla gerarchia: solo ascoltando gli altri, colleghi partner o clienti, posso costruire un progetto vincente per tutti. Agevolo la comunicazione. Rispondo alle domande, accolgo le critiche e le uso per migliorare.
5. Le parole sono un ponte
Trovo parole giuste, entusiasmanti, ospitali, inclusive, tali da creare un terreno comune e costruire relazioni di valore. Cerco di conoscere ragioni e interessi dei miei interlocutori per capire il loro punto di vista e sono disposto a cambiare il mio.
6. Le parole hanno conseguenze
Le mie parole rappresentano la mia azienda, hanno un peso e concorrono alla creazione dell’immaginario collettivo: ne sono consapevole e me ne assumo la responsabilità. Ho il coraggio di rispondere ad attacchi ostili con gentilezza.
7. Condividere è una responsabilità
Quanto condivido in rete influisce sulla reputazione e la credibilità della mia azienda. Seleziono e valuto fonti e contenuti, non diffondo mai notizie, informazioni e dati falsi o riservati. Rispetto la privacy e tutelo la sicurezza.
8. Le idee si possono discutere
Le persone si devono rispettareDiscutere aiuta a crescere. Discutendo – anche energicamente – opinioni e prospettive, valorizzo la libera espressione delle idee, indipendentemente dalle gerarchie. Rispetto sempre le persone, la loro diversità e la multiculturalità.
9. Gli insulti non sono argomenti
L’aggressività è nemica di una comunicazione efficace e costruttiva. Insultare è umiliante e sterile, e chi insulta dimostra solo di non avere argomenti migliori. Sensibilizzo i miei collaboratori a comunicare in modo equilibrato e non ostile.
10. Anche il silenzio comunica
C’è un tempo per ascoltare, un tempo per riflettere, un tempo per rispondere. So quando è meglio la parola e quando è meglio il silenzio: tacere aiuta a dare risposte lucide al momento giusto, e il silenzio può anche esprimere valore e forza.
Questo Manifesto della Comunicazione non ostile per le aziende definisce poche e semplici regole per un dialogo trasparente e sincero fra aziende, clienti e stakeholder (quindi applicabile per comunicare online).
Ci hanno messo mano circa 300 professionisti, chi fa comunicazione d’impresa e chi comunicazione politica, influencer, blogger, e infine anche molti insegnanti, studenti, imprenditori, professionisti…
È fondamentale imparare e ricordarsi queste regole per comunicare: ne vale della reputazione, per la mia e per la tua azienda, per i nostri profili social.
Fanne buon uso.