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Caricamento Pagina: Come si prepara un file per la stampa? - Il blog della Insight Adv Ltd - Insight adv - creative solutions

13 minuti di lettura (2645 parole)

Come si prepara un file per la stampa?

stampa in tipografia

Inizio questo articolo, raccontandoti una storia. La storia di un giovane ed inesperto graphic designer alle prese con la stampa di un volantino, che parla al telefono con un tipografo.

Il giovane graphic designer aveva mandato il pdf del volantino via mail lasciando il proprio numero di telefono nel caso di bisogno. Dopo poco tempo, il giovane graphic designer, viene contattato dal tipografo che gli comunica che il profilo colore era sbagliato e andava convertito in CMYK, che, essendo una stampa al vivo c’era bisogno di avere l’abbondanza e che, inoltre, c’era pure qualche problemuccio coi font.

Al ché, il giovane graphic designer, si ritrovò a dover rifare completamente (o quasi) il progetto per riuscire a seguire i consigli e le linee guida del pazientissimo tipografo.

Questa storia che, come avrai capito è una cosa che mi è successa personalmente, è probabilmente accaduta a decine e decine di graphic designer nel momento in cui si sono approcciati per la prima volta al mondo della stampa, uscendo quindi dalla zona di comfort della progettazione digitale a cui ormai siamo tutti abituati.

In questo articolo voglio proprio far si che tu possa imparare dai miei errori ed evitare scene come quella che ti ho raccontato. Ho quindi raccolto una serie di consigli e di aspetti da tenere a mente quando si progetta un file per la stampa.

Se vuoi quindi capire meglio come preparare un file alla stampa sei nel posto giusto.

Ok, pronto? Allora partiamo!

Ok prima di andare a dirti alcune cose importanti e da tenere sempre a mente sulla preparazione di un file alla stampa, voglio dirti quella che secondo me deve essere la regola “aurea” per un designer che deve stampare: parla con il tipografo, parla con chi si occuperà della stampa del tuo file!

Questo è importante innanzitutto perché saprà darti indicazioni utili su come lui vuole il tuo file (certi formati o certi tipi di stampe richiedono attenzioni differenti e un tipografo/stampatore le conosce).

Queste indicazioni ti saranno utili per fare le dovute correzioni prima di fare ammuina, cioè casino, (e lo dico in napoletano per sottolineare la cosa!) e inoltre ti saranno utili per risparmiare tempo nei futuri lavori.

Se, invece, ti rivolgi a servizi di stampa online il confronto sarà molto più difficile e meno personale ma sarà spesso sostituito da template e guide da seguire per rispettare le necessità di stampa.

In ogni caso, andiamo subito a vedere le cose da tenere a mente quando si prepara un file per il processo di stampa!

Innanzitutto: i colori!

I colori sono la prima cosa a cui devi prestare attenzione quando stampi un tuo lavoro. Devi sempre preoccuparti che il colore da te scelto sia stampato con la resa di cui hai bisogno e che ne venga fuori la sfumatura giusta per evitare errori importanti.

Ad esempio, pensate se si sbagliasse a cambiare il colore di stampa, non so, di una serie di confezioni di pasta Barilla? Invece del blu con cui tutti riconoscono immediatamente l’area della pasta al supermercato, un blu un po’ più chiaro. Sarebbe un disastro a livello marketing, no?

CMYK vs RGB

Primissima cosa. Devi progettare qualcosa che dovrà essere stampato? Progettalo usando dei profili colore CMYK, la cosiddetta quadricromia, ovvero i colori che vengono usati in stampa.

Questo perché non tutti i colori RGB hanno una diretta corrispondenza con quelli CMYK e rischi di fare l'ammuina di cui ti parlavo prima trovandoti davanti dei colori completamente diversi da quelli su cui avevi costruito la tua grafica.

Approfondimento: profili colore, caratterizzazioni e tipi di carta

A meno che un progetto non richieda specifiche diverse, è sempre bene lavorare su profili colore derivati dalla caratterizzazione Fogra39, come ad esempio il profilo colore già preimpostato su Adobe, Coated Fogra39, basato sulla norma ISO 12647-2 del 2004 per la carta patinata lucida, senza legno (Gloss-coated, wood-free – carta di tipo 1) e per la carta patinata opaca (Matte-coated, wood-free – carta di tipo 2).

Si usano profili di colore diversi quando si ha da lavorare su tipologie di carta diversa. Ti scrivo un breve riassunto dei profili colore con relative caratterizzazioni e tipologia di carta.

  • La carta tipo 1 è la patinata lucida, senza legno (Gloss-coated, wood-free). Ha come caratterizzazione Fogra39, che segue la norma ISO 12647-2:2007. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Coated v2 (ECI), mentre sui programmi di Adobe corrisponde al profilo colore Coated FOGRA 39 (ISO 12647-2:2004).
  • La carta tipo 2 è la patinata opaca, senza legno (Matte-coated, wood-free). (stessa caratterizzazione e profilo colore della carta di tipo 1).
  • La carta di tipo 3 è patinata lucida leggera in bobina (Gloss-coated, web). Ha come caratterizzazione Fogra28, che segue la norma ISO 12647-2:2004. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Web Coated, mentre sui programmi di Adobe corrisponde al profilo colore Web Coated FOGRA 28 (ISO 12647-2:2004).
  • La carta di tipo 4 è non patinata bianca (Uncoated, white). Ha come caratterizzazione Fogra29, che segue la norma ISO 12647-2:2004. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Uncoated, mentre sui programmi di Adobe corrisponde al profilo colore Uncoated FOGRA 29 (ISO 12647-2:2004).
  • La carta di tipo 5 è non patinata avoriata (Uncoated slightly yellowish). Ha come caratterizzazione Fogra30, che segue la norma ISO 12647-2:2004. Ha come profilo colore ECI (European Color Initiative): ISO Uncoated Yellowish.

Nero o nero nero? (o nero nero nero nero… ehm)

nero ricco preparare file a stampa

Esistono moltissime sfumature di grigio nero ma, quando si stampa, si tende a definire il nero “classico” come quello dato dalla composizione CMYK 0;0;0;100, ovvero con il 100% di inchiostro nero e basta. Esistono però delle sfumature di nero diverse che, quando stampate, garantiscono un nero più ricco.

Il nero ricco (Rich Black), infatti, viene costruito semplicemente aggiungendo delle percentuali di inchiostro dei vari colori per dare, appunto, più ricchezza al nero, renderlo più brillante e meno “spento”.

Ti sarà sicuramente capitato in passato di vedere delle stampe con delle forme piene con un nero un po’ spento e non brillante. Ecco, quasi sicuramente si trattava di un nero non ricco.

Una delle composizioni più classiche di nero ricco è quella C=40, M=40, Y=40, K=100 ma ne esistono molte varianti come il Cool Black (70,30,40,100), il Warm Black (35,60,60,100) o il Rich Black Fogra39 (91,79,62,97).

Ovviamente (se no che gusto c’è?) ogni macchinario o tipologia di stampa e di carta ha delle caratteristiche peculiari che rendono importante il confronto col tipografo per sapere che tipo di nero è meglio utilizzare a seconda del progetto o della carta utilizzata (ad esempio la carta usata per i quotidiani non regge quantità eccessive di inchiostro).

Infatti, se per testi, tracce od elementi lineari il nero classico va sempre bene senza alcun problema, quando si parla di utilizzare il nero come riempimento il discorso cambia e diventa molto importante usare un nero ricco.

Ricapitolando:

  • Testi, tracce e linee: nero K=100
  • Forme piene: nero ricco, dove il 40,40,40,100 va bene quasi sempre ma, se hai dei dubbi o se stai lavorando su un tipo particolare di stampa, cerca di chiarire la cosa col tipografo!

Cerca di fare delle prove di stampa per testare il colore

Quando hai a che fare con progetti di grande importanza, magari per clienti esigenti o per cui c’è bisogno della più alta qualità possibile, è bene che tu faccia delle stampe di prova per verificare che le rese dei colori siano quelle volute.

Questo è molto difficile se hai a che fare con stamperie online ma è sicuramente facile da fare di persona con tipografie e stamperie con cui magari hai già avuto relazioni lavorative (quella importante comunicazione designer/stampatore di cui ti ho parlato!).

Spesso fare una verifica dei colori ti permette di accorgerti di errori che non avevi considerato ed evitare di compromettere l’intero lavoro.

Box/crocini/bleed

In un file destinato alla stampa esistono diversi tipi di box, di contenitori degli elementi grafici. Delle linee entro le quali progettare il proprio manifesto, volantino, bigliettino da visita o quant’altro.

In particolare esistono:

  • Il Media Box, che definisce le dimensioni del supporto su cui si stamperà (a un graphic designer, però, non interessa);
  • Il Bleed Box, ovvero il limite entro cui inserire gli elementi grafici e in cui far arrivare quelli che dovranno essere “a sangue” (o al vivo, come mi hanno fatto notare si dice più spesso), come vedremo tra un attimo. È la linea lungo la quale viene tagliato il foglio in fase di produzione;
  • Il Trim Box è invece dato dalla linea che definisce la pagina dopo il taglio finale e solitamente viene definito dai cosiddetti crocini di taglio;
  • L’Art Box è lo spazio entro cui vengono inseriti gli elementi grafici interni che non dovranno essere a sangue (o al vivo, di nuovo), solitamente è bene lasciare qualche millimetro (5 millimetri solitamente) tra l’Art Box e il Trim box, per evitare possibili problemi in fase di produzione.

bledd box preparare un file alla stampa

Quando si prepara un file per la stampa bisogna sempre considerare il fatto che il foglio su cui si stamperà verrà tagliato lungo il bleed e anche lungo il trim per garantire che eventuali colori o elementi grafici arrivino fino al bordo del foglio e cioè che siano al vivo.

Allargare gli elementi grafici verso il bleed

allargare elementi grafici bleed box

Questo aspetto è probabilmente uno dei più importanti ed è una di quelle cose che nessuno mi ha mai insegnato, ho dovuto impararlo sul campo attraverso gli errori.

Per evitare che le tue stampe abbiano dello spazio bianco non voluto attorno, un effetto che dà l’idea di un qualcosa stampato in casa con la stampante da 25 euro presa coi punti del benzinaio, ricorda sempre, sempre, sempre di portare tutti gli elementi grafici che sono pensati per essere “a sangue” oltre la linea di trim e fino alla linea di bleed.

Si, ok Umberto, ma come si fa a sapere dove posizionare la linea di bleed quando si progetta un file?

La quantità di spazio tra trim e bleed non è un fattore standard ma dipende dal tipo di stampa e dal formato.

Generalmente 3 millimetri bastano per i lavori fino a dimensioni A4 (quindi volantini, biglietti da visita, brochure), mentre oltre si va verso i 5 millimetri o anche di più. Per lavori di stampa di grandi dimensioni (ad esempio vetrofanie) di cui non si è sicuri al cento per cento delle misure al millimetro è bene lasciare anche qualche centimetro.

Font

Oltre alla gestione dei colori e del formato della carta, quando si stampa bisogna stare attenti nel gestire nel modo corretto anche font e immagini. Prima di tutto ragioniamo sui font.

La cosa più importante nella gestione dei font è sapere quando e se convertire i testi in tracciati. È un aspetto su cui non tutti concordano, ma io penso che non bisogna MAI convertire i font in tracciati.

Le uniche eccezioni sono per quando si parla di logotipi (loghi composti da una scritta), da font utilizzati in modo artistico, ad esempio in una composizione grafica o da titoli in grande dimensione che devono mantenere assolutamente determinate caratteristiche senza la possibilità di essere modificati. Stop.

Tutti gli altri testi, specialmente testi lunghi, non vanno assolutamente tracciati. Un tempo si usava farlo perché molte macchine, strumenti e software non leggevano alcuni formati di file dei font oppure non li riconoscevano. Convertirli in tracciato era un espediente per evitare problemi di compatibilità.

Ormai è rarissimo riscontrare problemi di questo tipo e, per questo, non c’è alcuna necessità di convertire i font in tracciato.

Anzi, è una modifica dannosa, per questi motivi:

  • Il testo non è più modificabile una volta trasformato in tracciato.
  • Il file con tracciati è molto più pesante e, oltretutto, bisogna sempre tenerne un’altra copia con i font non tracciati nel caso ci fosse bisogno di modifiche (e 9 volte su 10 è così).
  • A volte i font trasformati in tracciati perdono di leggibilità su determinati lettori di pdf su schermo.

Immagini

Un altro aspetto importante è quello delle immagini che inserirai nel file di stampa.

Innanzitutto queste immagini dovranno essere di alta risoluzione. E cioè, no, non c’entrano i famosi 300 dpi di risoluzione che spesso vengono citati a sproposito. Per immagine di alta qualità intendo un’immagine grande (in termini di pixel o millimetri) e con un’alta qualità (in pratica: niente roba sgranata).

Se non sai da dove prendere le immagini, evita di scaricarle da Google immagini perché, prima di tutto, sono tutelate da copyright (la maggior parte), e seconda cosa sono quasi sempre di risoluzione non adeguata alle necessità di stampa. Utilizza piuttosto siti di foto stock, che siano gratuiti come Pexels o a pagamento come Adobe Stock o Shutterstock!

Un altro aspetto da controllare quando si prepara un file per la stampa, insomma quando si andrà ad esportare il PDF per la stampa è quello che le immagini utilizzate devono essere in CMYK invece che in RGB. Il discorso è sempre quello, bisogna evitare che, una volta stampato il progetto, si ottengano risultati cromatici differenti da quelli desiderati!

Quindi, se vuoi che le tue immagini abbiano il colore che ti aspetti, convertile in CMYK!

Ci sono molte problematiche possibili quando si converte un file di immagine da RGB a CMYK, una su tutte è quando si ha a che fare con colori RGB che nella quadricromia sono fuori gamut. Cioè quando un colore presente nella scala di colori RGB non ha corrispondenze in CMYK e quindi non può essere riprodotta.

In uno dei prossimi articoli, ti parlerò ancora di questo aspetto, con le dovute spiegazioni e un po' di soluzioni. Al momento ti basti sapere che bisogna stare attenti in questo passaggio di conversione, avendo l’accortezza di salvare sempre una copia dell’immagine originale e di lavorare su eventuali ritocchi e modifiche prima della conversione (cercando ad esempio di ridurne gli effetti negativi.

Faccio una correzione. Non bisogna per forza convertire le immagini da RGB in CMYK, mentre si sta ancora lavorando, ad esempio, ad un file di InDesign. L’importante è che in fase di esportazione del PDF, quel PDF, lo si esporti in quadricromia e Adobe penserà a convertire tutte le immagini all’interno del file.

Non esisterà alcuna differenza nel convertire l’immagine prima o dopo l’esportazione del PDF.

Finito? Ricontrolla tutto!

OK, questi sono gli aspetti principali da tenere sempre sotto controllo quando si lavora a un progetto destinato alla stampa. Ricorda che sono tutti aspetti molto importanti e che è sempre bene controllare il più possibile.

  • Hai utilizzato solamente colori CMYK rispettando i profili di colore giusti per il tipo di carta su cui andrai a stampare?
  • Hai utilizzato i giusti neri? Il nero 100k per testi e tracciati e il nero ricco per riempimenti e forme piene?
  • Hai progettato il tuo file tenendo conto dei vari box?
  • Hai portato gli elementi “a sangue” (al vivo) del tuo progetto fino alla linea di bleed?
  • Hai lasciato i font “vivi” senza convertirli in tracciato?
  • Hai utilizzato soltanto immagini ad alta risoluzione e in CMYK?
  • Hai chiesto al tuo tipografo conferme per i punti salienti che ti lasciavano qualche dubbio su come procedere?

Ok, allora sei pronto a stampare! ;)

Alcuni libri per approfondire

Se vuoi approfondire l’argomento (e c’è davvero moltissimo da approfondire) su quel che riguarda colori e stampa, il mio consiglio è quello di andarti a leggere qualche libro a riguardo. Tra i tanti io consiglio assolutamente questi:

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