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Caricamento Pagina: Le tinte piatte a cosa servono e cosa sono - Il blog della Insight Adv Ltd - Insight adv - creative solutions

6 minuti di lettura (1218 parole)

Le tinte piatte a cosa servono e cosa sono

Paletta pantone

Hai di certo già visto almeno una volta quelle mazzette con tutti i colori, cioè le tinte piatte, ben classificate, ma se ti occupi per lo più dell’ambito digitale forse non hai mai pensato potessero essere uno strumento di lavoro anche per chi fa graphic design.

Al contrario le tinte piatte sono uno dei mezzi fondamentali di gestione del colore se lavori su progetti destinati alla stampa.

Pantone è l’azienda più nota per la classificazione di questi colori e la produzione degli inchiostri con cui vengono stampati. Di sicuro conosci il marchio e la sua importanza anche livello di comunicazione.

Ma si tratta, appunto, solo di una delle aziende che si occupano di questo settore. Per andare allora a capire bene di cosa parliamo quando ci riferiamo alle tinte piatte e soprattutto come ti possono aiutare nella gestione dei tuoi progetti, cominciamo dalle basi. Seguimi!

Cosa significa “tinte piatte”

Se hai già letto i nostri articoli sui metodi colore RGBCMYK e sulle caratteristiche che li distinguono, noterai subito una differenza.

Quando ci riferiamo alle tinte piatte, infatti, non utilizziamo un acronimo e non facciamo riferimento a colori base. Si tratta infatti di metodi completamente differenti per ottenere il colore.

In inglese esiste un nome per identificare le due categorie:‌ le tinte piatte si definiscono spot color , mentre CMYK‌ ed RGB sono process color.

Tinte piatte 2 1

Abbiamo infatti visto come quando creiamo un colore sia con la tricromia che con la quadricromia agiamo su un numero limitato di colori base (appunto due o tre) e andiamo a variare i rispettivi valori, o percentuali.

Si tratta quindi di colori che nascono da un processo, come dice la parola inglese.

In particolare per il metodo CMYK questo processo, simulato in digitale, diventa reale in fase di stampa, quando la tonalità desiderata si crea per giustapposizione di punti d'inchiostro ciano, giallo, magenta e nero, che accostati in differenti percentuali restituiscono il colore richiesto.

Le tinte piatte al contrario vengono definite “spot color” perché quello che va in stampa è un inchiostro pre-miscelato, identificato da un codice.

Sia tu nel creare il tuo progetto che lo stampatore nel trasferirlo su carta, quindi, andrete semplicemente a scegliere qual è il colore giusto per il progetto all’interno del catalogo proposto dalle industrie che producono queste tinte.

Tinte piatte: sintesi additiva o sottrattiva?

Dal momento che abbiamo già esplorato questo tema per gli altri metodi colore penso che sia importante rispondere a questa domanda anche per quanto riguarda le tinte piatte.

Questi colori sono pensati per la stampa, o per la pittura in generale, quindi si tratta di pigmenti;‌ il colore pigmento, o colore come materia, segue il meccanismo della sintesi sottrattiva.

Anche nel caso delle tinte piatte, quindi, quando i colori si mescolano la luminosità diminuisce.

Che differenza c’è, allora, tra queste tinte e il metodo CMYK?‌ Andiamo a vederlo

Tinte piatte o CMYK?

Le tinte piatte, rispetto ai colori ottenuti con il metodo CMYK, hanno un grande vantaggio. La loro composizione, e quindi anche la loro luminosità, è regolata e gestita in industrie in grado di correggere i limiti abbastanza stringenti della quadricromia.

Per questo nei cataloghi di tinte piatte troviamo molti colori che non esistono nel gamut CMYK, persino quei colori che, abbiamo detto, sono molto difficili da ottenere nella stampa, come i colori fluo, oppure gli effetti dorati e argentati.

pantone 2

Una nota importante:‌ se in un progetto abbiamo previsto alcuni colori che si possono facilmente ottenere in CMYK e magari uno o due che vorremmo realizzare con le tinte piatte, è possibile combinare i due metodi, sia all’interno dei programmi di grafica che in fase di stampa.

Potrebbe sembrare quindi che la scelta delle tinte piatte per un progetto destinato alla stampa sia in assoluto quella da preferire. In realtà la questione è un po’ più complicata.

Vantaggi e svantaggi delle tinte piatte

Utilizzare le tinte piatte in un progetto destinato alla stampa ha sicuramente dei grandi vantaggi:

  • Gamma cromatica più vasta:‌ come abbiamo già detto, nei cataloghi delle tinte piatte trovi molti più colori rispetto al gamut CMYK, puoi ottenere effetti particolari e colori super-brillanti.
  • La fedeltà al progetto: dal momento che gli inchiostri sono realizzati da una ditta di riferimento seguendo sempre la stessa composizione non esiste (quasi) alcun rischio che la resa in stampa ti faccia brutte sorprese.
  • La qualità:‌ si tratta di inchiostri di ottima qualità che garantiscono una resa eccellente e grande uniformità di risultati.

A fronte di questi indubbi vantaggi, però, devi considerare che anche le tinte piatte hanno qualche limite

  • Il costo:‌ questo è un elemento che può avere una doppia lettura. Se infatti il progetto su cui stai lavorando prevede l’utilizzo di un solo colore, allora stampare con le tinte piatte potrebbe anche essere conveniente. Ma se prevedi l’utilizzo di più colori considera che dovranno essere realizzate, quantomeno nella stampa offset, diverse lastre, una per colore. Questo può portare i costi di stampa a salire, anche molto. Non solo, gli inchiostri a tinta piatta, di per sé, sono piuttosto costosi.
  • La resa è davvero sempre uguale? Non tanto quanto potrebbe sembrare. Anche se le più famose case produttrici di tinte piatte, come Pantone, hanno linee differenziate per carte opache o patinate (nel sistema Pantone indicate come Uncoated e Coated) , la resa può variare in base alla tipologia di carta e al macchinario utilizzato per la stampa

I principali produttori di inchiostri a tinta piatta

Come abbiamo già detto dal momento che le tinte piatte sono veri e propri prodotti industriali, le gamme più diffuse sono create dalle aziende che producono inchiostri e vernici.

Pantone

3 palette pantone

Inutile dire che la più famosa è senza dubbio Pantone. Successo legato di certo ad alcune interessanti caratteristiche. Ad esempio la costante ricerca fa sì che la gamma di colori disponibili si amplii di anno in anno, seguendo le principali tendenze del design contemporaneo, ma anche in qualche modo dettandole o anticipandole.

In più Pantone mette a disposizione molti strumenti per chi lavora con i colori:‌ ad esempio Pantone Connect, applicazione sviluppata per operare in sinergia con gli strumenti della Creative Cloud Adobe.

Il sistema di numerazione Pantone dei colori si chiama PMS, che significa Pantone Matching System, e comprende sia i colori solidi che quelli di quadricromia.

Adobe Illustrator, InDesign e Photoshop includono le guide colori Pantone Plus Series®; in Illustrator trovi ben 10 librerie di colori standard, dette “guide colori”, che si possono utilizzare selezionando i campioni colore “tinte piatte”.

Altri produttori di tinte piatte

Pantone e tinte piatte NON sono sinonimi: Pantone è solo un’azienda, molto famosa, che produce tinte piatte. Ma ce ne sono altre, per lo più realtà rappresentative di contesti diversi dagli Stati Uniti. Vediamole.

Per quanto riguarda l’Europa probabilmente la ditta più conosciuta è la tedesca HKS, mentre per l’Asia possiamo citare DIC e Toyo Inc.

Nella Creative Cloud puoi trovare tutte queste librerie di colori, in particolare sia in Illustrator che in Indesign sono disponibili le biblioteche

  • Pantone
  • HKS
  • Trumatch
  • FOCOLTONE
  • DIC
  • TOYO

Conclusioni

Saper sfruttare al meglio le tinte piatte all’interno dei tuoi progetti grafici destinati alla stampa ti consente di ottenere risultati più ricchi e di non dover rinunciare al colore che avevi in mente. La scelta del metodo colore più adatto è una delle tante componenti che fanno la differenza in un prodotto che voglia essere davvero professionale. 

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